La coltivazione della Slarina era stata pressoché abbandonata nella seconda metà del secolo scorso per la sua scarsa attitudine produttiva. Esistevano solo piccolissimi appezzamenti nel Tortonese e nel nord Astigiano. All’inizio degli anni duemila un importante progetto di preservazione della biodiversità portato avanti dalla Regione Piemonte che ha studiato questo ed altri vecchi vitigni Piemontesi in via di estinzione, ha permesso il salvataggio di alcune viti di questa varietà.
All’inizio degli anni 2010 nacque in noi la volontà di cercare delle vecchie varietà di uve con caratteristiche organolettiche interessanti e uniche che rappresentassero ancor di più le unicità del nostro territorio.
Dopo diverse ricerche e sperimentazioni, venuti a conoscenza del lavoro della Regione Piemonte, individuammo due varietà per noi molto interessanti : la Slarina, a bacca rossa, e il Baratuciat a bacca bianca.
Da qui la decisione di piantare circa un ettaro per ognuna delle due varietà.
Ancora oggi per noi è una continua scoperta delle caratteristiche di queste uve e non essendoci dati storici e produttivi recenti, ogni vendemmia rappresenta una sperimentazione ed una scoperta delle caratteristiche di questi vini.
Scoperta che ci porta ad affinare sempre più le tecniche di coltivazione, vinificazione e affinamento volte a esaltare le caratteristiche di questi vitigni.
Notizie più approfondite sulla Slarina sono reperibili dal sito della Regione Piemonte.
Il progetto divenuto realtà dei vini autoctoni (PDF)
Premi e Recensioni:
- Vendemmia 2020: 2 Bicchieri (Guida Gambero Rosso 2023)
- Vendemmia 2019: 2 Bicchieri (Guida Gambero Rosso 2022)