Nel 1997 mio fratello Fabio, nostro padre ed io decidemmo di estirpare tutte le nostre vigne e di ripiantarle secondo criteri moderni. Questa decisione fu presa in considerazione del fatto che la selezione clonale avvenuta negli ultimi 15-20 anni aveva migliorato notevolmente la qualità media delle uve.
Nell’arco di 3 anni abbiamo quindi estirpato tutte le vecchie vigne, ripiantate, acquistato nuovi terreni ed iniziato l’ampliamento della superficie vitata. Ampliamento che oggi è ancora in atto.
Tecniche e filosofia di impianto
Tutti i terreni sui quali sono stati impiantati i nuovi vigneti sono stati oggetto di numerose analisi del terreno in modo da utilizzare le varietà sia del portinnesto che il clone del vitigno più adatti alla tipologia del terreno. Sono stati quindi usati cloni o portinnesto diversi nell’ambito dello stesso vigneto per meglio adattarsi alle diverse situazioni di composizione del terreno, esposizione, ecc. Per il vigneto Ornella, che per tipologia del terreno, esposizione e caratteristiche del microclima pensiamo sia il più adatto al vitigno Barbera, abbiamo effettuato una particolare selezione clonale. Prima di procedere all’estirpo del vecchio vigneto ultra 90 enne, abbiamo per due anni monitorato nove piante analizzando, in vendemmia, i grappoli prodotti. Da queste nove piante ne abbiamo selezionate quattro sottoponendo il legno ad analisi specifiche in Francia, da un laboratorio specializzato, per verificare la sanità.
Da queste quattro piante abbiamo ottenuto le barbatelle, tramite innesto in campo, con cui sono composti due filari nel vigneto Adriano. Filari questi che ci sono serviti per osservare ulteriormente le caratteristiche qualitative ed in seguito per ottenere il legno necessario al vivaista per fornirci le barbatelle che abbiamo poi utilizzato per il nuovo vigneto Ornella. Si può quindi dire che, in un certo senso, l’attuale vigneto Ornella è figlio o è stato generato dalla selezione delle migliori piante del vecchio vigneto o , se si preferisce, del vigneto padre. Questo lavoro è stato fatto sia per non disperdere il paziente lavoro di selezione che i contadini che ci hanno preceduto hanno svolto, sia per ottenere un vino con caratteristiche uniche. In altre parole per dare un piccolo contributo al mantenimento della biodiversità.
Oltre a tutti questi accorgimenti i vigneti sono stati posti a dimora utilizzando un sesto di impianto che ci consente di avere un adeguato numero di piante per ettaro. In questo modo si ottiene una soddisfacente produzione per ettaro ma con una bassa produzione per pianta. Il sesto di impianto che abbiamo utilizzato è infatti di m 2,30-2,70 di larghezza del filare, a secondo della pendenza del terreno, con una distanza tra le diverse piante di cm 0,80 e un’altezza della spalliera di m. 1,70-1,80.
Queste misure, che sono d’altronde oggi le più utilizzate per i nuovi impianti, consentono di avere una densità di ceppi per ettaro di circa 4.800 / 5.200 piante , con un corretto rapporto di superficie fogliare di circa 1 m2 per pianta. Tutti i nostri vigneti sono inoltre stati tracciati utilizzando la tecnologia GPS al fine di ottenere una squadratura perfetta ed ottimizzare così tutte le lavorazioni.
Tecniche colturali
In tutti i nostri vigneti utilizziamo la pratica dell’inerbimento. Pratica questa che, come abbiamo anche potuto constatare in questi anni, consente un naturale contenimento della quantità prodotta, anche se minima, dovuta alla competizione tra le viti e l’erba. Inoltre la trinciatura dell’erba consente di mantenere un buon livello di sostanza organica nel terreno migliorando la struttura e la possibilità di transitare con i mezzi agricoli anche in condizioni sfavorevoli. Oltre a ciò l’inerbimento consente di tenere il terreno molto più areato che con altri sistemi e , in caso di annate particolarmente piovose, le lavorazioni in vigna sono molto più agevoli.
I sistemi di potatura da noi utilizzati sono il Guyot, nelle posizioni più scoscese, ed il cordone speronato. Sono infatti già tre anni che collaboriamo con l’Università di Torino, ed in particolare con la Professoressa Guidoni, per una tesi comparativa dei due sistemi di potatura sul Barbera.
Abbiamo notato che la tecnica, nuova per le nostre zone del cordone speronato, contiene naturalmente di un 3%- 5% la produzione per pianta inoltre i grappoli sono disposti in modo più ordinato consentendo una migliore aerazione dei grappoli stessi. Il cordone speronato inoltre consente un abbattimento delle ore necessarie per le operazioni di potatura, e legatura dei tralci oltre alla possibilità di meccanizzare lo sboscamento.
Dall’anno scorso stiamo inoltre effettuando degli studi, sempre con l’Università di Torino, sul diradamento “chimico” al fine di contenere la produzione. In queste prove utilizziamo prodotti a base di Giberelline che sono ormoni prodotti dalla vite stessa.
Le varie partite così ottenute vengono anche vinificate separatamente, in vasche di acciaio a temperatura controllata, con rimontaggi manuali, con frequenza e intensità che variano a seconda dell’annata e delle caratteristiche delle singole uve e solo in una fase successiva, dopo diverse analisi sia chimiche che sensoriali, si procede all’assemblaggio delle diverse partite anche tra vigne diverse per ottenere il massimo in termini qualitativi. Ovviamente nel caso in cui il vino sia dichiarato in etichetta proveniente da un unico vigneto , come ad esempio il Barbera Monferrato riserva “Ornella”, l’uva è prodotta solamente dal vigneto identificato.
Agricola Sulin
La Famiglia Fracchia
Fabio & Mauro